Una voce fuori dal coro
Evidentemente non tutti sono stati preda della ventata d’entusiasmo che è stata portata dall’arrivo –prima- e dall’evoluzione –poi- dei famigerati social network. Senza contare la diffidenza di alcuni, specialmente agli albori di queste nuove tecnologie, andando oltre la snobbaggine di certi altri convinti che i social network non avrebbero portato da nessuna parte, superando persino gli atteggiamenti indifferenti di chi li ha da sempre ritenuti superficiali, una perdita di tempo, qualcosa di superfluo e di inutile ecco che arrivano le prime testimonianze di chi ritiene che, realmente, i social media siano stati eccessivamente sopravvalutati.
Tra i tanti “eretici” del social web è prepotentemente emerso (a giusta ragione) il contributo di un giornalista del The Atlantic che di internet e di rete si nutre fin dai primi anni ’90: Alexis Madrigal.
Gli interventi di Madrigal, contrariamente a quanto possiate pensare, non vogliono assolutamente essere contro Facebook, o contro i suoi simili, né tantomeno contrari al loro utilizzo e al loro valore per i brand e per le aziende. Al contrario, il giornalista ha semplicemente voluto sottolineare come i social network siano stati sopravvalutati.
La ragione del suo pensiero risiede, infatti, nel fatto che i social network non devono essere considerati come neonati ed esclusivi sistemi di aggregazione di informazioni, dal momento che è errato pensare che prima del loro arrivo fosse impossibile reperire, scandagliare ed analizzare vaste moli di dati così come viene fatto oggi. Non solo. Altrettanto errato è pensare che sia stato solo grazie ai social network che sia esplosa la mania di condividere socialmente in rete tutte le proprie informazioni personali: semplicemente, prima del loro avvento, gli utenti disponevano di una grande quantità frammentata di strumenti tramite i quali, però, si scambiavano esattamente le stesse cose.
In aggiunta a ciò ancora oggi, sostiene Madrigal, nonostante la vasta presenza di social media ben il 69% dei visitatori ai siti web arriva da link scambiati attraverso applicazioni che non hanno nulla a che vedere col web 2.0 o coi social network ma che fanno proprio parte di quella “vecchia guardia” di tool della rete da non sottovalutare: email, instant messaging, chat.
Tutto questo non per dirvi di non pensare ai social network per le vostre aziende, di non ottimizzare i siti web sotto il profilo social, di non curare le pagine fan o i profili twitter e google plus che, al contrario, ho sempre sostenuto siano fondamentali e indispensabili. Ma per farvi capire che non sono tutto, che il web vecchia versione ha ancora la sua importanza e che, proprio per questo, la giusta strategia che vi può consentire di essere davvero all’avanguardia risiede in una consapevole e totale fusione e compenetrazione dei due diversi mondi tecnologici.
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