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La mancata proliferazione dei socialcosi italiani

Parto con la premessa che le diverse case tecnologiche ed in particolare i grandi big della produzione di software ed hardware non possono tralasciare di pianificare delle strategie nell’ambito dei social media, data la notevole preponderanza all’interno del web di queste piattaforme e soprattutto il largo utilizzo che ne viene fatto da parte degli utenti […]

Facebook no grazieParto con la premessa che le diverse case tecnologiche ed in particolare i grandi big della produzione di software ed hardware non possono tralasciare di pianificare delle strategie nell’ambito dei social media, data la notevole preponderanza all’interno del web di queste piattaforme e soprattutto il largo utilizzo che ne viene fatto da parte degli utenti di tutto il mondo.

Per questa ragione fin da subito sono nati dei veri e propri sodalizi tra le marche appartenenti al mondo dell’ hi-tech e le grandi social corporation. Noti sono per esempio gli accordi Microsoft-Nokia-Facebook oppure Google-Android-Google+ o ancora Apple-iOS-Twitter.

Queste differenti strategie ovviamente offrono anche servizi differenti e diversificati, motivo per cui se possiedi un i-phone sarà molto più semplice condividere qualcosa (foto, post, notizie…) su Twitter piuttosto che su Facebook, per il quale ti servirà qualche passaggio in più.

Proprio in virtù delle migliori prestazioni offerte dalla combinazione di hardware-software e social network così come sono offerti sul mercato, le grandi case tecnologiche sfruttano ogni strategia affinché gli utenti scelgano di unirli sinergicamente.

Detto ciò, sebbene queste collaborazioni godano di una grande importanza (anche e soprattutto del punto di vista finanziario) non  hanno impedito la prolificazione di diversi social network all’interno dei vari Paesi Europei.

Già noti al grande pubblico sono i due social media della Germania e addirittura i tre della Russia, meno noti, invece, sono forse i più recenti tentativi di allargare nuove piattaforme sociali ai netcitizen dell’ Olanda, della Francia, della Spagna e dei Paesi Balcanici. Ecco quindi nascere e crescere Hyves, Draugiem, Tuenti, Skyrock, StudiVZ e via dicendo…

A questo punto credo che anche voi vi siate accorti di una grossa mancanza; da questo panorama in forte aumento è infatti del tutto assente l’Italia.

Potremmo giustificare questa grande assenza per via di una tradizione che punta alla tecnologia d’avanguardia molto meno radicata rispetto agli altri Paesi, oppure per via del fatto che i cittadini del web italiano siano più “fedeli” ai sodalizi di cui abbiamo precedentemente parlato, rispetto ai cittadini delle altre nazioni europee e non sentano il bisogno di nuovi strumenti rispetto a quelli già esistenti sul mercato. Il motivo potrebbe risiedere anche nel fatto che in Italia si investe poco sull’innovazione e sulla creazione di nuove imprese, comprese quelle che sfruttano i canali mediali più moderni, come i social network.

Le ragioni possono essere numerose, diverse, o essere una combinazione di tutte quelle che abbiamo citato.

Ciò che ne risulta comunque è che la recente ( ma potenzialmente rivoluzionaria) fase di apertura al grande pubblico dei differenti social network, la quale comporterà sicuramente dei cambiamenti anche per i colossi sociali come Facebook e Twitter, non sembra interessare minimamente l’Italia, che è ancora del tutto acerba rispetto a queste tematiche.

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26 Febbraio 2012

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