Social Networking – il successo di Facebook e l’ironia di Hatebook
I servizi di social networking sono ormai in mano a MySpace, Bebo, Facebook.
Dalla sua nascita Facebook ha fatto passi da gigante. Agli esordi era utilizzato soprattutto da un pubblico di adolescenti e studenti, poi i suoi creatori cambiano gli obiettivi:
“Facebook is a social utility that connects people with friends and others who work, study and live around them. People use Facebook to keep up with friends, upload an unlimited number of photos, share links and videos, and learn more about the people they meet.”
Facebook inizia a distinguersi dagli altri social networking non solamente dalla tipologia di utenti e dal design ma soprattutto dalle caratteristiche, grazie alle sue API che vengono rilasciate a sviluppatori esterni, dando la possibilità di avere molte funzionalità in più.
Proprio grazie alle nuove funzioni cresce il suo successo.
Gli utenti non sono più gli adolescenti e il numero di registrazioni si moltiplicano.
Ora Facebook ha il layout e la navigazione più pulita e lineare, permette di realizzare network con i propri amici, fare aggiornamenti al proprio status (sia attraverso servizi proprietari che attraverso Twitter) che verranno immediatamente comunicati a propri contatti, telefonare tramite Skype, intrattenersi in live chat, costruire album fotografici e slideshow, importare e condividere video, esportare sia contenuti che funzionalità da un profilo ad un altro.
Michael Arrington (TechCrunch) sottolinea le differenze con gli altri social networking e soprattutto con MySpace:
“The payoff is two way. Not only do developers get deep access to Facebook’s twenty million users, Facebook also becomes a rich platform for third party applications.
Facebook’s strategy is almost the polar opposite from MySpace. While MySpace frets over third party widgets, alternatively shutting them down or acquiring them, Facebook is now opening up its core functions to all outside developers.”
Questa aperture verso sviluppatori esterni ha fatto parallelamente nascere le prime critiche.
Si tratterebbe di un’apertura condizionata e limitata.
Sam Sethi (Vecosys) ad esempio afferma:
“I would say that Facebook have looked at MySpace and learned a lesson : there are a lot of developers at the gates. They have built a platform that seems to bopen up their aworld in an exciting way. But they retain their fingers on the levers of power and they willl exercise those levers as mercilessly as My Space when the time comes. That is their right, and the correct course of action. I just don’t think we should believe the free access hype at this point.”
Inoltre il “solito” problema della privacy fa contenere gli entusiasmi verso Facebook.
Se Twitter da la possibilità agli utenti di decidere cosa viene o non viene condiviso, Facebook monitorizza e trasmette ogni modifica effettuata dagli utenti.
Recentemente si è giocato anche sull’ironia per “rispondere” a Facebook.
Da poche settimane la rete ha visto la nascita di Hatebook.
Il sito si apre con:
“Hatebook is an anti-social utility that disconnects you from the things YOU HATE.“
L’interfaccia grafica si ispira a Facebook ma al “contrario”. Il rosso dello sfondo al posto dell’azzurro.
L’obiettivo è il “nemico” comune, facendo community intorno ad esso.
La filosofia non è il buonismo, la condivisione tipica del social networking e l’apertura verso il prossimo, ma il mettere in mostra le “bugie di qualcuno”, il pubblicare i “segreti degli altri”, lo “spettegolare”, l’inserire dei video “odiosi” e il formare dei “gruppi” che condividono l’odio verso qualcuno o qualcosa.
Una forte dose di ironia che si spera vada compresa, perché la rete è anche questo.
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Piu’ inutile di facebook c’e’ solo facebook.
Pero’ bisogna pur prendere atto che la gioia della vita e’ anche godere di queste piccole cose.