Marketing sensoriale
Il marketing allarga sempre più i suoi orizzonti fino ad arrivare a testare strategie originali, mai utilizzate in precedenza. Approfondiamone insieme le ragioni e qualche divertente esempio.
Non è la prima volta che lo ribadisco: ci troviamo in un’epoca contraddistinta dall’elevatissima e ridondante presenza di messaggi pubblicitari. Della totalità di questi messaggi solamente il 2% riesce a raggiungere realmente la mente e il cuore dei consumatori: per poterlo fare è fondamentale progettare e mettere in atto una comunicazione creativa e capace di lasciare il segno in modo indelebile.
Per questo le compagnie pubblicitarie cercano costantemente di mettere in atto nuove strategie, capaci di ottenere in maniera sempre innovativa, risultati efficaci.
Su questa linea di pensiero si innestano tanti tipi di pubblicità anti-conformiste che in questi ultimi anni abbiamo imparato a conoscere: di questo gruppo è entrata a far parte anche una nuova modalità di ambient marketing. Il marketing sensoriale. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Attraverso questa modalità non è più solo il prodotto (o il servizio) offerto da un’azienda a parlare ma anche tutto il contorno all’interno del quale si inserisce: questo tipo di pubblicità, infatti, punta a coinvolgere totalmente il consumatore, cercando di influenzare i suoi acquisti sfruttando i legami emotivi che lo legano a un determinato prodotto (o servizio).
Un esempio emblematico, in tal senso, è quello messo in atto dall’agenzia spagnola Destinia.com che ha cercato di incentivare il turismo in una zona del Paese particolarmente conosciuta per la sua produzione vinicola e gastronomica attraverso l’allestimento a Madrid di particolari installazioni dotate di diffusori capaci di cospargere nell’ambiente i profumi e gli aromi tipici di quella regione.
Ma gli esempi non finiscono qui, e sfociano anche in ambienti diversi da quello del consumo in senso stretto, per arrivare perfino a quello dell’arte.
E’ questo il caso dell’installazione di Canon alla mostra NeoReal che si è svolta poco tempo fa alla Triennale di Milano: un esempio di digital imaging pensato per far interagire il pubblico con l’opera d’arte.
O ancora l’installazione di Ernesto Neto inaugurata qualche anno fa al Macro di Roma, un’opera pensata per essere toccata, ascoltata, annusata.
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