Fare affari con i social: le statistiche
E’ di qualche giorno fa la ricerca, elaborata dall’osservatorio business intelligence dell’Università Bocconi, che analizza il ruolo dei social networks nelle imprese del Belpaese. I dati si riferiscono a settembre 2011 e rappresentano pertanto un’istantanea piuttosto realistica e recente della rete, elemento non di poco conto dal momento che il web è in continuo e costante aggiornamento e questo rende difficile rimanere al passo coi tempi.
Se, dalle imprese, nei primi momenti della loro esistenza, i social media venivano osservati da lontano, con diffidenza, e venivano giudicati semplici strumenti di svago e intrattenimento, ora i tempi sono maturati. Le aziende li considerano alleati preziosi, indispensabili, per fidelizzare e allargare la gamma dei propri clienti.
Delle oltre mille unità intervistate nella ricerca, il 76% ritiene che siano piattaforme indispensabili per monitorare i feedback e gestire le lamentele. Di queste, più del 39% è già presente online mentre un buon 32% di loro ritiene di volerlo fare a breve, puntando tutto sui social network. E’ poi presente anche un 6% che ritiene completamente inutile investire nei media sociali, e preferisce proseguire sulla strada del marketing tradizionale, ma è un percentuale veramente irrisoria se paragonata al 54% che ritiene queste attività potenziali e interagibili con le strategie adottate fino a questo momento.
Non va però confusa la consapevolezza con il “know-how“.
Quasi il 17% delle aziende intervistate, infatti, non sa valutare (o non conosce i mezzi per valutare) una buona campagna di viral marketing, il 24% non risponde sempre ai commenti rilasciati dagli utenti e il 43% (quasi la metà!) non fa un’accurata ricerca, quella che viene chiamata buzz marketing, di ciò che viene detto di loro in rete. I problemi che emergono da questi dati sono essenzialmente due:
1) sostanziale analfabetismo rispetto alle nuove tecnologie e agli strumenti in grado di potenziare e di monitorare gli investimenti messi in atto in questo campo;
2) mancanza di fiducia in figure professionali specializzate nel settore e capaci di relazionarsi al meglio con queste “nuove” tecnologie.
I brand o le imprese, che hanno spopolato sul web, grazie agli strumenti sociali, sono riusciti ad ottenere questo successo grazie a strategie che permettessero ai propri fan/follower/… di ottenere dei vantaggi in cambio del proprio like o del proprio tweet (es. sconti, gadgets…). Sono cioè stati capaci di sfruttare al meglio la cultura social che invece manca (ancora) a molte altre aziende.
Nonostante quindi sia necessaria una cultura in merito ai social media,la ricerca mette in evidenza come le aziende abbiano iniziato a comprendere il ruolo dei social network nelle loro attività di marketing, e come abbiano realizzato che sia fondamentale intraprendere anche questa strada per farsi conoscere dai potenziali clienti o rendere maggiormente fedeli quelli già acquisiti. Sta insomma accandendo quello che 10 o 15 anni fa accadeva con il web: le imprese iniziavano a capire quale strumento potesse rappresentare per loro internet e col tempo hanno iniziato ad essere sempre più presenti sulla piattaforma web finchè internet non è diventato una parte integrante ed indispensabile della vita delle aziende.
Finirà così anche per i social network?
1stonthenet è la discarica dei miei deliri digitali.
(cit. Paolo Attivissimo)
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