TikTok IL SOCIAL DELLA SPENSIERATEZZA CON UN CUORE ETICO
“TikTok” – “Chi è?” Ricorda il suono del bussare il nome assegnato alla nuova App dalla sua ideatrice, la mega società cinese ByteDance, specializzata in soluzioni per la rete e per l’intelligenza artificiale. Nata in Cina nel 2016 con il nome di Douyin, questa App fuori dagli schemi si è fusa con Musical.ly nel 2017, nascendo così a nuova vita nella sua smagliante edizione internazionale dal nome onomatopeico. Ora sta rapidamente scalando la classifica delle 50 App più scaricate in Italia, si stima che abbia oltre 500 milioni di utenti in tutto il mondo e, soprattutto, vanta funzioni che probabilmente verranno adottate in futuro anche da altri social, primo fra tutti Instagram.
Ma come funziona TikTok? Di cosa si tratta? In poche parole, TikTok è un’applicazione per registrare e condividere brevi video con lo smartphone.
Si passa da un video all’altro scorrendo verticalmente in una sorta di zapping, vedendo video potenzialmente all’infinito, e il bello è che è possibile farlo anche senza iscriversi all’applicazione: basta scaricarla e avviarla.
Se però non si vuole usare TikTok passivamente ma si desidera pubblicare video propri, è necessario registrarsi come con i classici social network.
I video pubblicati sono raccolti nel proprio profilo e si possono ovviamente seguire i profili di altre persone per vedere i loro ultimi contenuti. Ci sono filtri e adesivi da applicare ai proprio video e creare effetti particolari, ma soprattutto è possibile inserire tracce sonore.
Estratti di canzoni, frasi celebri dei film… gli effetti sonori tra cui scegliere sono centinaia di migliaia, ma quelli che vanno per la maggiore sono gli estratti dalle canzoni, utilizzati per il lipdub (cantare in playback con la voce dell’artista).
Sotto ai video è possibile lasciare commenti e cuori (come su Instagram, è l’equivalente del like su FB) e più se ne riscuotono più diventa probabile che il video venga messo in evidenza.
Più che i classici commenti, però, TikTok incentiva le creazione di risposte video, e c’è anche la possibilità di creare dei duetti, magari ripetendo la stessa azione dell’originale o reinterpretandola.
Gli hashtag ricoprono un ruolo centrale e sono ampiamente utilizzati dagli utenti, sia per organizzare i contenuti all’interno dell’App che per orientarsi tra quelli più popolari o trovarne di nuovi.
Gli hashtag che vanno per la maggiore sono legati alle sfide (challenge): qualcuno riprende una prodezza e usa #challenge per invitare gli altri a fare altrettanto e meglio di lui. Lo scrolling verticale per passare da un contenuto all’altro funziona egregiamente, alimentato dalla curiosità dell’utente di vedere i video successivi e dalla brevità degli stessi.
L’efficacia di questo sistema è rafforzata dalla presenza di algoritmi che tengono traccia dei video su cui ci si è soffermati di più o con il maggior numero di interazioni, personalizzando l’offerta dei contenuti proposti e adattandosi man mano al nostro gusto senza mai conformarsi completamente, in modo da stimolare nuovi interessi.
La disponibilità di un flusso di contenuti senza dover mettere il Follow alle pagine o aggiungere Amici rende TikTok molto più disimpegnato rispetto a Facebook, invitando così ad un’azione immediata, ma il bello è che non c’è traccia in tutto il social di contenuti offensivi o violenti: siamo di fronte a una App virtuosa e a prova di un pubblico di minori.
Un social dove vengono caricati migliaia di video ogni minuto potrebbe diventare facilmente un ginepraio di contenuti inappropriati, ma grazie a una squadra di circa 10mila moderatori, TikTok è un social sicuro, pulito, che cerca inoltre di promuovere messaggi positivi mettendo in evidenza hashtag che responsabilizzino gli utenti (uno dei temi più caldi, essendo un social apprezzato soprattutto dai più giovani, è quello del #nobullismo).
Se da un lato possiamo rimproverare a TikTok di alimentare la fame di stimoli continui, bisogna anche dargli atto che, grazie alla sua natura superetica e al contempo spensierata, può insegnare a molti di noi a prenderci meno sul serio.
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